Erasmo Jacovone

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Erasmo Iacovone nasce a Capracotta. Un piccolo paese in provincia di Isernia, dove per sei mesi l’anno c’è la neve. È il 22 aprile del 1952. Ha due anni quando il padre, un portalettere, decide di trasferire la famiglia a Tivoli per garantire ai figli un futuro migliore in una cittadina più grande rispetto al paese natale (all’epoca aveva circa 1.800 abitanti ora supera di poco i 1.000).

Inizia a giocare nell’Albula di Bagni di Tivoli (Albula è l’antico nome del fiume Tevere), poi nel 1971-72 passa all’OMI Roma, la squadra delle officine metalmeccaniche. In quel periodo l’OMI  è una delle principali realtà del calcio capitolino e con un florido vivaio giovanile. Infatti ci militeranno alcuni giocatori poi diventati famosi in serie A come Della Martira della Fiorentina (gioca insieme allo stesso Iacovone) e Ferroni della Sampdoria (all’OMI nel 1973-74).

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Erasmo è alto 1,74 cm, ma salta più di tutti se c’è da colpirla di testa, e che ricorda vagamente Beppe Savoldi – per l’aspetto, ma soprattutto per il modo di giocare

Con l’OMI Roma nel 1971-72 gioca 24 gare segnando 2 reti; il bomber della squadra è Loddi che avrà poi una discreta carriera giocando alcune stagioni con il Lecce in serie B. Resta nella formazione romana anche la stagione successiva poi nel novembre 1972 passa alla Triestina in serie C; solo 13 presenze senza nessuna rete all’attivo. Erasmo non riesce ad ambientarsi con la formazione giuliana e la sua carriera sembra già quasi al bivio del fallimento. 

Ma poi va al Carpi, dove si rilancia. Quindi Mantova e Taranto.

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Con il Taranto
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Erasmo Iacovone morì nella notte tra il 5 e il 6 febbraio 1978, in un incidente stradale dai contorni incredibili. Tornava dal solito ristorante dove dopo le partite in casa trascorreva le serate della domenica. Guidava una Citroen Dyane. La vettura fu violentemente speronata da un’Alfa 2000 GT il cui guidatore, il giovane Marcello Friuli, procedeva a fari spenti perché inseguito dalla polizia, essendosi appena reso responsabile del furto dello stesso veicolo. Nell’impatto Iacovone fu sbalzato fuori dal parabrezza e ucciso. Non aveva compiuto ancora 26 anni.

I resti della sua autovettura, una Diane

Al funerale, due giorni dopo, lo stadio Salinella che gli fu subito intitolato traboccava di gente. Trentamila persone che piangevano e gridavano «Iaco, Iaco», l’urlo che quello stesso stadio scandiva ogni qualvolta Iacovone segnava un gol.

I funerali
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