
Nato a Poggio Mirteto, 8 febbraio 1925 – morto a Roma, 15 novembre 2013.
Con otto Olimpiadi all’attivo (la prima a Londra nel 1948 e l’ultima a Montreal nel 1976) Raimondo D’Inzeo è stato uno degli sportivi che hanno avuto maggiore longevità ai vertici delle classifiche
Raimondo, insieme a Piero, formò la coppia dei fratelli invincibili
Piero era un concentrato di tecnica, mentre, Raimondo, era più impetuoso ed irrequieto. Raimondo montò per la prima volta in sella a sette anni, diventando poi ufficiale di cavalleria dell’Arma dei Carabinieri

Il 7 settembre del 1960, non fu semplicemente una giornata indimenticabile per l’equitazione azzurra, ma rappresentò l’esaltazione di uno stile inimitabile, quello impersonificato dai fratelli D’Inzeo. Raimondo e Piero dominarono la prova del salto ostacoli individuale, aggiudicandosi rispettivamente la medaglia d’oro e quella d’argento ai Giochi della XVII Olimpiade di Roma. Si appassionarono agli sport equestri per via del padre, Costante, un maresciallo di cavalleria dell’Esercito, genitore molto severo, tra i fondatori della gloriosa Società Ippica Romana

Anche dopo aver superato i settantacinque anni, la mattina si presentava spesso al maneggio della caserma Salvo d’Acquisto, a Tor di Quinto, nella periferia nord di Roma, per montare a cavallo. Robusto e impettito, una quercia che non si piega, , ma era sempre un piacere vederlo in sella. Un recente sondaggio fra i giornalisti del settore equestre di tutto il mondo lo ha eletto miglior cavaliere della storia. Chi lo ha conosciuto e frequentato ricorda che era anche il più simpatico, il più disponibile, il più semplice, e quello dotato di maggiore entusiasmo.


