

La sua vita ispirerebbe un film da premio Oscar
Bruno Giordano nasce a Roma il 13 agosto 1956 nello storico quartiere di Trastevere dove, da bambino, passa le giornate a giocare a pallone fra vicoli, piazze e l’oratorio di Don Orione. Ha due piedi d’oro ed i compagni se lo litigano in squadra. Viene scoperto all’età di 13 anni da un ex giocatore della Lazio, Enrique Flamini, che lo porta nel club biancoceleste per 30.000 lire e 10 palloni nel 1969.
Nella Lazio, il giovane Giordano si fa largo in tutte le categorie minori, e vince il campionato Primavera 1975-76: in squadra con lui ci sono giocatori come Lionello Manfredonia, Stefano Di Chiara, Maurizio Montesi e Andrea Agostinelli.
Il 5 ottobre 1975 debutta in Serie A grazie all’allenatore Giulio Corsini; quel giorno, proprio su passaggio di Giorgio Chinaglia, a Marassi contro la Sampdoria, Giordano segna all’89’ il gol della vittoria laziale.
Divenuto ben presto un punto fermo dell’undici capitolino, al termine della stagione 1978-1979 si laurea capocannoniere della Serie A con 19 reti.



La firma sul derby di domenica 28 novembre 1976, ore: 14:30
Lazio-Roma 1-0
LAZIO: Pulici F., Ammoniaci, Martini L., Wilson, Manfredonia, Cordova, Garlaschelli, Agostinelli A., Giordano, D’Amico,(79′ Lopez), Badiani (I). All. Vinicio.
ROMA: Conti P., Maggiora, Sandreani (77′ Sabatini), Boni, Santarini, Menichini, Conti B., Di Bartolomei, Musiello, De Sisti, Pellegrini (II). (12 Quintini, 14? Chinellato). All. Liedholm.
Arbitro: Sig. Michelotti di Parma.
Marcatori: 40′ Giordano.
Note: Giornata coperta con sprazzi di pioggia. Terreno leggermente pesante.
Questo positivo momento s’interrompe nel 1980, quandò viene coinvolto nello scandalo del Totonero scoppiato il 23 marzo con l’arresto a Pescara, a fine partita, di Massimo Cacciatori, Lionello Manfredonia, Giuseppe Wilson e dello stesso Giordano. Questo porterà alla retrocessione d’ufficio in Serie B della Lazio. Condannato dalla giustizia sportiva a tre anni e sei mesi (come pure Manfredonia), gli vengono condonati un anno e sei mesi in seguito alla vittoria azzurra al campionato del mondo 1982; la giustizia ordinaria lo ha invece già assolto e dichiarato innocente, il 22 dicembre 1980, per «non aver commesso il fatto».