1980: il calcio scommesse

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Il calcioscommesse, fu uno scandalo che colpì il calcio italiano nella stagione agonistica 1979-1980

Prima di allora c’erano stati degli illeciti sportivi (o tentativi) con premio a perdere, ma non erano comunque legati in alcun modo alle scommesse. L’idea di organizzare un giro di scommesse clandestine fu di un commerciante all’ingrosso di ortofrutta, Massimo Cruciani, il quale si avvalse della collaborazione di Alvaro Trinca, un ristoratore.

Tutto cominciò con un’amichevole Palermo-Lazio del 1º novembre 1979, finita in pareggio come preventivato.

L’arresto di Massimo Cruciani
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Racconta Trinca nell’aprile del 1980:

“Il giro delle scommesse grosse, almeno per noi, comincia nel ’79. Eravamo in perdita, così quando sapemmo che saremmo potuti rientrare coi soldi truccando il risultato di qualche partita, ci mettemmo all’opera. Per cominciare ci dividemmo i compiti: io facevo le scommesse, Massimo teneva i rapporti con i calciatori. La prima occasione favorevole ci giunse per telefono. Tramite il capitano della Lazio, Pino Wilson, mi misi in contatto con il giocatore del Palermo Guido Magherini, che io conoscevo dal ’70, epoca in cui giocava nella Lazio. Un martedì dell’ottobre scorso, il giorno prima della partita amichevole Palermo-Lazio, Magherini – che fin da ora posso indicare come il cervello di tutta questa storia, un personaggio che deve aver incassato centinaia e centinaia di milioni – ci disse che molte partite di serie A e B potevano essere truccate, e che si sarebbe potuto “combinare” anche il risultato di quell’amichevole puntando una forte cifra sul pareggio in quanto il risultato era assicurato. Questo ce lo confermò anche Wilson: “Tanto è una partita di cui non ci frega niente”. Così scommisi sul pareggio tre milioni per noi, e un milione a testa per Wilson e Magherini; purtroppo, siccome l’arbitro non arrivò in tempo e la partita venne diretta dall’allenatore del Palermo, i bookmaker la considerarono non regolare e non convalidarono il pareggio. “Peccato, ce la faremo un’altra volta”, mi disse, salutandomi, Magherini”.

La notizia data al Telegiornale da Emilio Fede

Fu truccata con successo anche Milan-Lazio (2-1) del 6 gennaio 1980, grazie all’aiuto del presidente dei rossoneri Felice Colombo e dei giocatori Albertosi, Morini (Milan), Giordano, Manfredonia, Cacciatori e Wilson (Lazio). Anche Lazio-Avellino del 13 gennaio (1-1) fu interessata da questo giro di scommesse, ma, non essendosi conclusa come preventivato, e così anche altre partite, nel giro di due mesi Cruciani e Trinca persero centinaia di milioni.

La testimonianza di Maurizio Montesi. 

Le voci si fecero però più insistenti del solito ma non c’erano prove di nessun genere e l’omertà regnava sovrana. Montesi è un ragazzo atipico per il calcio: è impegnato politicamente tanto da essere soprannominato Lotta Continua e molte volte le sue idee contrastano con quelle di altri compagni di squadra.  Montesi parla apertamente di partite “vendute”, di strani intrallazzi e indica, come a capo di tutto, il capitano Pino Wilson. Le sue affermazioni escono su alcuni giornali, specialmente La Repubblica e la Federazione apre un’inchiesta che però non porta apparentemente a nulla. Siamo intorno al 4 marzo ma nel palazzo sportivo ed in quelli giudiziari è già partita un’altra indagine, ben più vasta, che nasce da un esposto in Procura fatto da i due commercianti romani e che in pochi ancora ne conoscono l’esistenza.

Infatti, il 1º marzo 1980, Cruciani e Trinca presentarono un esposto alla procura della Repubblica di Roma, sostenendo di essere stati truffati, e fecero i nomi di 27 calciatori e 12 società di Serie A e B.

Maurizio Montesi
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Il processo vide coinvolti giocatori, dirigenti e società di Serie A e B, i quali truccavano le partite di campionato attraverso scommesse clandestine che, per la FIGC, rappresentavano casi di illecito sportivo.

Le squadre condannate dalla giustizia sportiva furono Avellino, Bologna, Lazio, Milan e Perugia per la Serie A oltre a Palermo e Taranto per la Serie B. Tra tutti i club oggetto d’indagine, il Pescara fu l’unico assolto

Gli attaccanti della nazionale, Bruno Giordano e Paolo Rossi, due dei nomi illustri coinvolti nell’inchiesta

In seguito alla denuncia di Cruciani e di Trinca, il 23 marzo 1980 (24ª giornata di Serie A e 27ª giornata di Serie B) la magistratura effettuò una serie di arresti proprio sui campi di gioco, al termine degli incontri. Le manette scattarono per i giocatori Stefano Pellegrini dell’Avellino, Sergio Girardi del Genoa, Massimo Cacciatori, Bruno Giordano, Lionello Manfredonia e Giuseppe Wilson della Lazio, Claudio Merlo del Lecce, Enrico Albertosi e Giorgio Morini del Milan, Guido Magherini del Palermo, Gianfranco Casarsa, Mauro Della Martira e Luciano Zecchini del Perugia. Altri ricevettero ordini di comparizione, tra cui Paolo Rossi del Perugia, Giuseppe Dossena e Giuseppe Savoldi del Bologna e Oscar Damiani del Napoli.

Nel banco degli imputati, si riconoscono Enrico Albertosi, Massimo Cacciatori, Lionello Manfredonia e Paolo Rossi, Luciano Zecchini

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Il processo penale si risolse in nulla: il 23 dicembre 1980 i giudici della quinta sezione penale del tribunale di Roma assolsero tutti i calciatori rinviati a giudizio dal reato di truffa aggravata e concorso in truffa perché il fatto non sussisteva.

La giustizia sportiva, invece, fu molto più severa e condannò squadre e calciatori a lunghe squalifiche e anche radiazioni per illecito sportivo. Alla fine, nel luglio del 1980, le sentenze definitive, per quanto riguarda la serie A, furono queste:

Squadre
Lazio: retrocessione in Serie B.
Milan: retrocessione in Serie B (la prima della sua storia).
Avellino: 5 punti di penalizzazione nel Campionato 1980-1981.
Bologna: 5 punti di penalizzazione nel Campionato 1980-1981.
Perugia: 5 punti di penalizzazione nel Campionato 1980-1981

Dirigenti
Felice Colombo (presidente Milan): radiazione.
Tommaso Fabbretti (presidente Bologna): 1 anno di squalifica.

Calciatori
Stefano Pellegrini (Avellino): 6 anni di squalifica.
Massimo Cacciatori (Lazio): 5 anni.
Mauro Della Martira (Perugia): 5 anni.
Enrico Albertosi (Milan): 4 anni.
Bruno Giordano (Lazio): 3 anni e 6 mesi.
Lionello Manfredonia (Lazio): 3 anni e 6 mesi.
Carlo Petrini (Bologna): 3 anni e 6 mesi.
Giuseppe Savoldi (Bologna): 3 anni e 6 mesi.
Giuseppe Wilson (Lazio): 3 anni.
Luciano Zecchini (Perugia): 3 anni.
Paolo Rossi (Perugia): 2 anni.
Franco Cordova (Avellino): 1 anno e 2 mesi.
Giorgio Morini (Milan): 10 mesi.
Stefano Chiodi (Milan): 6 mesi.
Piergiorgio Negrisolo (Pescara): 5 mesi.
Maurizio Montesi (Lazio): 4 mesi.
Franco Colomba (Bologna): 3 mesi.
Oscar Damiani (Napoli): 3 mesi.

Nonostante la giustizia sportiva avesse invocato e applicato condanne esemplari, a meno di tre settimane dalla vittoria dei Mondiali del 1982 da parte dell’Italia il Consiglio Federale italiano avrebbe poi deciso un’amnistia per Enrico Albertosi, Giuseppe Savoldi, Carlo Petrini, Bruno Giordano, Lionello Manfredonia, Guido Magherini, Lionello Massimelli, Pino Wilson, Luciano Zecchini, che quindi tornarono subito a giocare.

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