

Valerio Spadoni nasce a Lugo il 15 aprile 1950 e inizia a giocare a calcio nella squadra della cittadina romagnola. Figlio di un calciatore, suo padre Domenico giocò in Serie A con il Modena nei primi anni ’40.


Nella stagione 1968/69 l’Atalanta lo acquista, ma un infortunio causato da un incidente in auto gli preclude l’intera stagione. Torna a giocare nella sua città natale, e successivamente, viene acquistato dal Rimini. In serie C vince la classifica dei cannonieri con 15 reti. Dopo un’altra stagione a Rimini, nel 1972 è di nuovo Serie A: viene infatti acquistato dalla Roma. Arriva a Roma dopo aver fatto sfracelli con il Rimini in serie C ed è una vera incognita. Di lui si sa che è una promessa, ma nessuno può sapere come reagirà nel passaggio dalla terza serie al calcio dei grandi. Fa l’esordio nel torneo Anglo Italiano, in cui si rende protagonista segnando tre reti che contribuiscono alla vittoria della competizione da parte della Roma. |
Il suo primo campionato in giallorosso è il 1972/73, sotto la guida di Helenio Herrera. Gli inizi sono al di sopra di ogni aspettativa: va in rete nella prima partita di campionato, a Verona, e nelle successive partite non si ferma contribuendo a portare la squadra giallorossa in testa alla classifica. Si rivelerà il più prolifico della sua breve carriera, con 7 reti in ventinove partite. |
Convocato da Bearzot nella nazionale Under 23, anche nella stagione seguente è titolare fisso della nuova Roma con in panchina da Nils Liedholm.
Ma… Il 25 gennaio 1976 allo stadio Olimpico si gioca Roma-Inter, 45 mila spettatori, cielo soleggiato ma temperatura fredda. E’ il 22° minuto del primo tempo. Palla a Valerio Spadoni, il numero 11 giallorosso, carica il tiro. Graziano Bini, stopper interista, lo anticipa di un soffio. Ma con l’altra gamba impatta il ginocchio dell’attaccante avversario. E’ un rumore tremendo: crac. “L’infortunio è grave in quanto interessa i legamenti del ginocchio”. Nei giorni che precedono l’operazione è una processione di compagni. Va in ospedale anche Bini che ottiene il perdono di Spadoni: «Non ha colpa, giochi tranquillo e senza rimorsi: ha fatto il suo dovere di difensore». Fuori, nel piazzale ci sono ragazzine invaghite e un solo coro: “Vale-erio… Spado-oni”.
Appuntamento all’Ospedale Gemelli, operato nella speranza che possa tornare. Non sarà così, non c’era un pezzo sano in quel ginocchio, oltre alla lesione del nervo sciatico.



In curva Sud lo chiamavano anche “Sciabolone” per quel suo modo preciso e tagliente di calciare. Sinistro “tagliato” al centro dell’area di rigore avversaria. La Roma nei primi anni Settanta è ancora una Rometta. Presidenti il costruttore rosso Marchini e Anzalone, allenatori Helenio Herrera al crepuscolo, Scopigno e Liedholm che per vincere in giallorosso dovrà aspettare una decina d’anni e l’arrivo dell’ingegner Viola.
La formazione di quel Roma-Inter é1975-76,): Paolo Conti, Morini, Rocca, Negrisolo, Santarini, Peccenini, Petrini, Boni, Prati, De Sisti e Spadoni. Ritorna a Rimini, in serie B, per il campionato 1976-77, ma nulla da fare, il calcio per era me terminato”. Spadoni ritorna in campo con la maglia del Baracca Lugo per poche gare, poi appende gli scarpini al chiodo e guida per un breve periodo la squadra bianconera. Chiuso la carriera calcistica, si dedica alla gestione di un negozio di libri e fumetti nel centro di Lugo.





